“Mio buon Adso”, disse il maestro, ” È tutto il viaggio che ti insegno a riconoscere le tracce con cui il mondo ci parla come un grande libro. Alano delle Isole diceva che omnis mundi creatura quasi liber et pictuta nobis est in speculum”. (Il nome della rosa – Umberto Eco)
“…Sopra il mare non passa mai il tempo
tempo che non passa mai ci cercò ci trovò“.
Questi alcuni versi tratti dal brano con cui la Piccola Orchestra Avion Travel ha vinto il Festival di Sanremo del 2000.
L’analogia, la perifrasi, la figura retorica espressa dal testo citato ben si addicono alla scelta di dedicare il primo tema di questo nostro sito alla intelligenza ed alla sua percezione attraverso il patrimonio culturale e la gestione dello stesso, a cura delle istituzioni museali e culturali.
E se l’intelligenza, per i fruitori ed i visitatori delle stesse istituzioni, fosse espressa, quale componente della medesima, risultato del chimismo, che tutti i viventi accomuna, con forma e nome di sentimento?
Chi tra voi, carissimi venticinque lettori di manzoniana eredità, ha avuto mai modo di trovarsi, solo, tra le sale di un museo durante la chiusura dello stesso? Pochi penso, eppure è una esperienza che occorrerebbe vivere almeno una volta nella vita, soprattutto la notte, complice il buio e, all’esterno, un poco di silenzio in più. A questo punto sarebbe meglio riformulare la proposta: avete mai ascoltato un museo? Ne avete mai annusato le sale e le teche? Lo avete mai toccato, assaggiato, accarezzato? Attenzione non sto parlando solo del contenuto o di porre l’attenzione su di un particolare percorso ospite: questa volta parlo del contenitore. Sto proprio riferendomi a quella cosa, sovente trascurata quando addirittura alienata dalla nostra visita, dalla nostra considerazione.
Fermatevi, lì, dove siete: sarebbe perfetto fosse buio. Cosa percepite? Di cosa sa tutto ciò che sta arrivando ai vostri sensi ed oltre. Ecco cercate un rumore, un tintinnio lontano, un segnale elettronico, un interruttore , che si addormenta, forse. A cosa vi state esponendo? Cosa vi assale, tra le varie inibizioni, tra le tante paure. E se tutto prendesse vita, come nei film, che fanno paura? Se qualche spettro uscisse dal quadro, se qualche animale estinto, sgusciasse dalla teca, se qualche mummia decidesse proprio questa notte di fare un “happy hour”, dove le olive nel Martini siete voi?
No, non è questione di Halloween, per alcuni lettori in arrivo, per altri già l’eco di una notte strana, anche senza maghetti e spiritelli per strada. Non c’entra neppure la ricorrenza di morti, santi e “credenze” su cui lasciare ai Nostri Più il ricordo del cibo di casa, quello dei vivi.
Non è neppure il momento di avere paura, perché non avrebbe proprio luogo, ma se proprio vi fa uno strano effetto, ripetete tutto di giorno, magari in un’ora dove vi sia poca gente e gli assistenti di sala si siano convinti che non siete tipacci tali da rigare le tele o rubare gli estintori.
Allora, tornando in voi, cosa avvertite? Cosa siete venuti a fare, veramente, in un posto così lontano dal vostro quotidiano? No, non guardate le collezioni, cercate di percepire se vi sia qualcosa di altro, che possa interagire con voi, come quando si aspetta qualcuno che tarda e si ci accorge del sole e non si vorrebbe che l’atteso giungesse. Oppure provate come quando piove e non si ha l’ombrello e non resta che ubbidire e subito dopo, fradici ed impresentabili ai nostri pari, sentirsi felici, perché si percepisce di esserci ed in armonia con una volontà semplice e potente. O come quando la tristezza morde così tanto che ci viene concesso di ritrovarci vivi, anche se come un bacio caduto sul pavimento o consolati con l’occhiolino dell’ultimo vagone, quando si perde il treno.
Cosa sentite, come sentite, dove sentite?
Io mi percepisco come sulla battigia del tempo, che mi porta e mi prende toni usati e nuovi, in quell’incessante ruminare d’esistenza non ancora colta, ma improvvisamente tutt’intorno onnipresente. Attendo, come scrisse Montale, con la fiducia di non sapere, perché chi sa dimentica persino di essere stato in vita. Aspetto, allora, quel riverbero che i musei mi producono, ma che non so mai. Quella percezione sospesa tra l’orgasmo intellettuale, che ci rende sazi una volta giunti a colmare una lacuna, che non sapevamo, sovente, neppure di conoscere, e l’atmosfera esistenziale del percepire quel frammento della nostra esistenza ora a contatto con quel mare, che pensiamo senza tempo, sino a che lo stesso, fuoriuscendo al comando del nostro dubbio, o almeno della nostra curiosità, ci rende suoi figli e ci offre dolce asilo nel suo continuum, donandoci di poter essere parte di vite, vicende e vissuti oltre la percezione razionale volontaria.
È come quando si fa l’amore, da giovani. Mi ricordo di una grande curiosità, che duellava con il rispetto, con il timore di sporcare con chissà cosa Colei, per cui nutrivo ciò che avrei scoperto essere fratelli agili dell’intelligenza: i sentimenti. Mi rammento di loro oltre l’attrazione, ma che con la stessa, quasi a guisa di trappola, si divertivano a giocare, a nascondersi, per poi riproporsi quando meno me li aspettavo. Mi ricordo meglio, però, la voglia di sapere, di provare, il desiderio di non perdere il controllo, di non sciogliermi nelle sensazioni come una barchetta di carta nella pozzanghera, per capire meglio di Lei e di me, la situazione ed il motivo di tutto questo turbinio di umori, di emozioni, di extrasistoli, di quelle quasi ridicole e bestiali mutazioni morfologiche e fisiologiche. Poi il profumo dei suoi capelli, che ancora ora, vecchio e dalle membra ormai superflue ed inutili, mi sembra di coccolare tra memoria e narici, come l’essenza sgualcita della cosa più importante che avessi fatto in tutta l’esistenza. Ed ancora il desiderio dolce e struggente di sapere se la vita fosse stata clemente con Lei o se già la morte avesse sostituito le mie carezze e Le fosse stata lieve. Eccomi in una esistenza mia, ma non mai e non più mia, presente in me come io in essa.
È a questo retrogusto, fatto di razionalità e di istinto capito, ubbidito e poi maturato, che si fa vita ed esistenza e ritorna pensiero, riunendosi a chissà quale altra dimensione quantistica di quel continuum del già e non ancora, che per tutta la vita ho cercato di spiegarmi, a cui sto facendo riferimento.
Vivere la conoscenza proprio così, in modo intimo, viscerale è ciò che fin da giovane ho sempre cercato, che mi ha sempre posto in relazione con l’intorno esistenziale, altrimenti inesprimibile a me stesso, eccetto che nel suo più tetro aspetto agnostico, addirittura scettico. È questo “satori cognitivo”, a cui da sempre tendo e cerco, al di là dei sensi, dopo essere stato traghettato dalla razionalità, per approdare a quella che in Infogestione ed in Network Museum consideriamo “Configurazione”, ovvero l’anticamera della “Consapevolezza” esistenziale, unico ragionevole motivo dell’attività umana, l’unica ragione del contrasto alla morte fisica.
Rifacendomi alla canzone, spero di non dover mai più sostenere, come purtroppo ho dovuto fare durante molte inaugurazioni, a cui sono stato invitato ultimamente, che a “Castellammare pesce non ce n’è”.
“Mio buon Adso”, disse il maestro, ” È tutto il viaggio che ti insegno a riconoscere le tracce con cui il mondo ci parla come un grande libro. Alano delle Isole diceva che omnis mundi creatura quasi liber et pictuta nobis est in speculum”. (Il nome della rosa – Umberto Eco)
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“…Sul mare luccica la nostra barca
tesa nel vento il suo nome è sentimento
stella d’argento sono contentotu m’hai portato nella mano in cima al mondo
stiamo a vedere quando uscirà
con gli occhi cosa ci domanderà…
…Sopra il mare non passa mai il tempo
tempo che non passa mai ci cercò ci trovò…
…Diceva Ulisse chi m’o ffafà
la strana idea che c’ho di libertà…”.
Coordinate di questa pagina, fonti, collegamenti ed approfondimenti.
Titolo: “Sentimenti e musei”
Sezione: “La copertina”
Autore: Gian Stefano Mandrino
Ospite: –
Codice: INMNETP2410221803MAN/A1
Ultimo aggiornamento: 26/10/2024
Pubblicazione in rete: 1a stagione, 25/10/2024
Proprietà intellettuale: INFOGESTIONE s.a.s
Fonte contenuti: Network Museum People
Fonte immagine: libera interpretazione da https://www.wikiart.org/en/pablo-picasso/untitled-1938-4
Fonte video e contenuti multimediali: https://www.youtube.com/watch?v=69mFixWq4bE
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